venerdì 31 gennaio 2014

La settimana del prescritto - Il passaporto di Recoba: si cambiarono le regole per non far retrocedere l’Inter

Cosa pensereste di una situazione nella quale esiste unregolamento ben preciso che viene rispettato senza alcun problema fino a quando, però, non vengono toccate persone che, diciamo così, godono di protezioni di un certo tipo e, piuttosto che vedersi colpite per la violazione di quelle norme, fanno pressione affinchè proprio quelle regole vengono cambiate? Assurdo, eh?
Ebbene, è quanto accaduto al calcio italiano tra il 2000 e il 2001. Esisteva, allora, una regola, esattamente la 40 settimo comma delle NOIF della FIGC, che prevedeva che le squadre del campionato di calcio non potessero schierare più di 5 giocatori con passaporto extracomunitario.Accadde però che quella norma venne violata da alcune società, senza perà che queste fossero punite come meritavano (ossia in base a quanto previsto dal regolamento), ma soltanto multate con la squalifica dei calciatori coinvolti e l’inibizione dei dirigenti coinvolti, oltre ad una irrilevante sanzione pecuniaria. Questo perché la regola che ne avrebbe decretato penalizzazioni a livello sportivo, fino alla retrocessione, venne abolita. Anzi, si fece peggio: il processo venne rimandato alla fine della stagione in modo da avere il tempo per cambiare la regola.
Entriamo un po’ più nel dettaglio della vicenda in modo da capire quali siano i soggetti coinvolti.
Recoba arriva all’Inter nel 1997, assieme al Fenomeno Ronaldo. Sembra essere promettente ma ancora acerbo. Viene mandato a Venezia a farsi le ossa e, in effetti, in laguna il Chino disputa un grande campionato. A fine stagione l’Inter lo richiama in squadra ma emerge un problema: l’Inter ha già in rosa 5 extracomunitari, ossipassaportorecobaa Ronaldo, Jugovic, Simic, Cordoba e Mutu. Come fare? Semplice, il 12 settembre del 1999 Recoba ottiene il passaporto comunitario. E dire che già nel 1997 venne cercato, invano, un qualche avo spagnolo per poter tesserare Recoba come comunitario…
Recoba esplode e Moratti gli regala un contratto da record, addirittura di 15 miliardi di lire a stagione più bonus vari. Recoba disputa quell’anno 29 presenze realizzando 8 reti.
Accadde però un fatto: durante una trasferta per una gara di coppa Uefa, il 14 Settembre del 2000, alla frontiera polacca due calciatori dell’Udinese, tali Warley e Alberto, vennero fermati perché in possesso di passaporti falsi. Scoppia lo scandalo passaportopoli, che coinvolge le società Inter, Lazio, RomaMilan, Udinese, Vicenza, Sampdoria, i giocatori RecobaVeron, Fabio Junior, Bartelt, Dida, Warley, Jorginho, Alberto, Da Silva, Jeda, Dedè, Job, Mekongo, Francis Zé e i dirigenti Oriali, Ghelfi, Baldini, Cragnotti, Governato, Pulici, Pozzo, Marcatti, Marino, Sagramola, Briaschi, Salvarezza, Mantovani, Arnuzzo, Ronca. Il 30 gennaio 2001 durante un’ispezione nella casa di residenza di Recoba venne accertato che anche il passaporto del Chino era falso.
La prima reazione dei nerazzurri non può che essere di sdegno e una decisa presa di distanza dal fattaccio. Poi però si scopre che fu Oriali, dirigente interista, su suggerimento di un altro personaggio che ha sempre fatto della sportività e della correttezza il suo vanto, Franco Baldini, dirigente della Roma, a contattare tale Barend Krausz von Praag, oscuro faccendiere per risolvere la vicenda del passaporto di Recoba.
Insomma, l’Inter del tutto estranea alla vicenda non era, al punto che Oriali andò a Buenos Aires proprio per ottenere il documento e, secondo Barend Krausz von Praag (lo ha dichiarato durante un interrogatorio), aver anche pagato 80 mila dollari per conto della società per il disbrigo della pratica.
passaportoSiccome tante erano le società coinvolte nello scandalo ma ancor di più quelle del tutto estranee, ci si pose il problema di sanzionare i comportamenti illeciti. Già ma come? C’è il precedente, proprio in quei mesi, del medesimo scandalo che ha portato, in Francia e Spagna, alla sospensione dei giocatori e alla penalizzazione delle società coinvolte. Qualcuno, guarda un po’, spinge per il colpo di spugna ma la cosa è impraticabile, si perderebbe del tutto la faccia!
Inizia il processo e le società, Milan e Inter in testa, hanno paura. Il rischio è quello di addirittura retrocedere(visto che andrebbe penalizzata la squadra per ogni partita in cui ha schierato il giocatore), la certezza sarebbe quella della non partecipazione alle coppe europee. Galliani si ribella e studia la scappatoia: se si riuscisse, contemporaneamente, a prolungare il processo fino al termine del campionato, per poi cambiare la regola (la famosa 40 NOIF), si potrebbero rendere meno gravi le sanzioni.
Mica male, eh? Se una cosa che è reato non lo è più perché si cambia la regola ecco che tutto assume una dimensione diversa. Moratti dichiara: “Se squalificano Recoba e poi la giustizia ordinaria lo assolve, chi ci restituisce squalifiche e penalizzazioni?” per spingere affinchè sia preso il dovuto tempo prima di emettere le sentenze. Strano, qualche anno dopo fu ritenuto sacrosanto svolgere un processo sportivo in pochi giorni, comminando sanzioni assurde ad alcune squadre e ignorando le prove a danno di altre e ben prima che la giustizia ordinaria facesse il suo corso…
Sta di fatto che poi anche la giustizia ordinaria condannerà Recoba e Oriali, ma l’Inter non avrebbe pagato con penalizzazioni in classifica per tutti i punti ottenuti in modo illecito.
Il 3 maggio del 2001 arriva il provvedimento che tutti i coinvolti nella vicenda aspettavano: cambia la norma relativa al tesseramento e impiego dei calciatori extracomunitari. Mancano sei giornate alla fine del campionato. Il processo si svolgerà a campionato finito e le sanzioni saranno ben più leggere rispetto a quanto avrebbero dovuto essere, poiché la norma era cambiata e le violazioni del regolamento, pertanto, erano meno gravi.
moratti_manette-e1288194560623Il 27 giugno 2001 la Commissione disciplinare della Lega Calcio emette la sentenza di primo grado: tra le altre,Inter condannata ad una ammenda di 2 miliardi di lire mentre Recoba punito (come anche Dida e tanti altri), con un anno di squalifica. Tra i dirigenti, Oriali è stato condannato ad 1 anno di inibizione.
La Commissione di Appello Federale conferma le sanzioni. Anche la giustizia ordinaria fece il suo corso e, il 25 maggio 2006 condannò, in via definitiva, Recoba e Oriali che ricorsero al patteggiamento, ottenendo una pena di 6 mesi di reclusione con la condizionale per i reati di ricettazione e concorso in falso, commutati in multa da 25.400 euro.
Una vicenda che, esattamente come le altre raccontate fino qui (e come quelle che racconteremo in seguito),non può gettare ombre sull’onore dell’unica squadra onesta del campionato di calcio italiano. A volte, si sa, capitano certe cose, come, ad esempio, taroccare passaportievitare retrocessioni, vincere uno scudetto con l’inganno e vedere le proprie intercettazioni dimenticate nel processo più importante della storia del calcio italiano; sono cose che succedono ma che non possono assolutamente significare che anche l’Inter ha qualche scheletro nell’armadio, quasi fosse come la Juve (magari con qualche vittoria in meno).

giovedì 30 gennaio 2014

La settimana del prescritto: Pinocchio interista!!!


La settimana del prescritto: Corruzione, lattine e tornei giovanili col trucco

Esiste solo una squadra, in Italia, che si vanta in ogni occasione, e specialmente durante le non rare stagioni fallimentari, di essere l’unica depositaria di valori quali onestàlealtà e correttezza.
Questa squadra è l’Inter anche se la sua storia, come abbiamo visto nei post precedenti (vedi in basso l’elenco completo), racconta di qualche, non grave, caduta di stile o, se vogliamo, di qualche adattamento alla leggendaria arte tutta italiana di arrangiarsi.
Non si può parlare della storia dell’Inter senza ricordare losquadrone allestito negli anni ’60 da Angelo Moratti, capace di vincere tre scudetti, due Champions League e due Coppe Intercontinentali.
lattinainterPurtroppo, a provare a guastare la memoria e il ricordo di quel ciclo di grande successo ci pensano le malelingue degli avversari invidiosi, le tristi accuse esospetti di doping da parte di ex giocatori purtroppo deceduti (Ferruccio Mazzola) e, come se non bastasse, anche presunte accuse di corruzione di arbitri.
Nel 2003 The Times, quotidiano inglese, pubblicò un articolo a cura di Brian Glanville, che riportavano la confessione dell’arbitro Gyorgi Vadas, relativa al presunto tentativo di corruzione da parte del Presidente Moratti, in occasione della partita tra la squadra nerazzurra e il Madrid CF. Glanville, semifinale di ritorno della Coppa dei Campioni 1965/66. (di questo articolo parla anche Repubblica, qui)
Nell’articolo c’è scritto che il Presidente Moratti aveva messo in piedi un vero e proprio sistema dedito alla corruzione dei direttori di gara portato avanti da due uomini di fiducia: Italo Allodi e Dezso Solti.
Per ben tre anni consecutivi, prosegue l’articolo del giornalista inglese, l’Inter avrebbe cercato, e in due occasioni riuscendovi anche, di corrompere gli arbitri nelle semifinale di Coppa dei Campioni. Vincere quelle due semifinali fu molto importante per l’Inter perché poi, nelle successive finali, arrivarono le conquiste della prestigiosa coppa.
Nel 1966 il tentativo di corruzione non andò in porto. La semifinale era quella contro il Real Madrid e l’arbitro era il già citato ungherese Vadas. Egli venne corteggiato con la promessa di un corrispettivo in denaroequivalente all’acquisto di 10 automobili Mercedes se avesse indirizzato la gara verso il successo dei nerazzurri, il doppio in caso di rigore allo scadere e cinque volte tanto per un rigore nei tempi supplementari. Vadas arbitrò in modo regolare e l’Inter perse. Quella fu l’ultima gara arbitrata da Vadas. (il racconto completo della vicenda potete leggerlo qui).
Un altro episodio spiacevole prova a sporcare, ovviamente non riuscendovi, la linda storia dell’Inter. Siamo nel1971/72, Coppa dei Campioni. L’Inter gioca negli ottavi di finale contro il forte Borussia Moenchengladbach. L’andata di gioca in Germania e la partita si mette male. I tedeschi vanno avanti per 2-1 quando Boninsegna si accascia a terra poco prima di calciare un corner. Pare sia stata una lattina a colpirlo. Il centrocampista tedesco Netzer trova a terra una lattina vuota e accartocciata e la spinge verso un poliziotto, il quale la raccoglie. SubitoMazzola prova a farsela consegnare, invano. Ma il capitano nerazzurro vede un tifoso italiano intento a bere una lattina. Mazzola se la fa consegnare e la consegna, a sua volta, all’arbitro.
Boninsegna non si rialza pur non manifestando particolari danni. La gara riprende e i tedeschi, infastiditi e resi rabbiosi dalla sceneggiata degli italiani, finiscono per vincere 7-1.
Inter Borussia colL’Inter, per mano dell’Avvocato Prisco, sporge reclamoalla Commissione disciplinare dell’Uefa. La quale, però, non può accoglierlo poiché ai tempi non era in vigore il principio della responsabilità oggettiva delle società per il comportamento dei propri tifosi.  Ma Prisco è uno che non molla e, alla fine, riesce ad ottenere la non omologazione del risultato. Nonostante non ci sia un regolamento che prevedesse questo tipo di provvedimento.
La partita è annullata e il campo del Borussia squalificato. Pertanto, si gioca a Milano come se fosse la gara di andata mentre il ritorno si sarebbe dovuto giocare in campo neutro.
Peraltro, nel corso di quella gara Mario Corso venne squalificato per 14 mesi perché ritenuto colpevole di aver preso a calci l’arbitro al termine della partita. Una squalifica ingiusta perché autore dell’atto violento fu Ghio e non Corso. Ad ogni modo, la squalifica non venne confermata, Ghio giocò e realizzo anche la rete del 4-2 di Milano.
L’Inter poi avrebbe pareggiato 0-0 a Berlino qualificandosi ai quarti. Tutto questo nonostante la sconfitta per 7-1 patita all’andata. Tra i miracoli dell’Inter, oltre a quello di vincere uno scudetto pur arrivando terzi, occorre annoverare anche questo…
Nel 1981 l’Inter è chiamata a rappresentare l’Italia al torneo “Mundial Infantil de Football“, che si disputa in Argentina. Un trofeo di livello mondiale, e quindi prestigioso, aperto ai ragazzi di età inferiore ai 14 anni, naticioè entro il 1967.
L’Inter vinse il trofeo, con gran giubilo di tutti. Il calcio italiano era ai vertici mondiali, come poi avrebbero dimostrato i ragazzi della Nazionale maggiore l’anno dopo al Mundial in Spagna.
Goleador, con otto reti, di quel torneo è Massimo Ottolenghi. Peccato però che un giornale, qualche giorno dopo, attribuisca al ragazzo un’età diversa da quella dichiarata. Non solo, il tal Ottolenghi si chiamerebbe Pellegrini, nato a Roma nel 1966!
Lo scandalo divampa e toccò a Sandro Mazzola, già capitano dell’Inter dell’episodio della lattina, giustificare dinanzi al mondo il fattaccio, in quanto consigliere delegato della società nerazzurra. Si, abbiamo sbagliato, avrebbe detto Mazzola, ma quella di barare sull’età dei ragazzi è un’abitudine diffusa e chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Venne aperta un’indagine e molti dirigenti dell’Inter vennero sanzionati con pene dai 2 anni di inibizione (per il dirigente accompagnatore Migliazza) ad un anno per Mario Fiore, per l’allenatore Meneghetti oltre a sei mesi di squalifica per il giocatore Pellegrini ed il prestanome Ottolenghi. Inoltre, l’Inter venne punita con una multa di 5 milioni di lire.
Anche in questo caso evitiamo di emettere giudizi. Nel caso della tentata corruzione stiamo parlando comunque solo della confessione di un arbitro a suo dire contattato per inscenare una manipolazione del risultato e della denuncia di un giornalista, magari abbastanza autorevole. Troppo poco perché se ne possano trarre conclusioni (oddio, poi i tempi cambiano e magari nel 2006 potrebbe bastare molto meno, ma questa è un’altra storia).
Nel caso della lattina quasi sicuramente Boninsegna e l’Inter subirono un duro colpo, fisico e morale, che li ha impossibilitati dal poter concludere con la dovuta serenità la gara (perdendola poi per 7-1).
Infine, per quanto concerne il taroccamento e lo scambio di persona al torneo giovanile, si sa, sono cose che fanno tutti e chi è senza peccato scagli la prima pietra…

La settimana del prescritto: Il doping e l’Inter, una storia triste

Ci sono vicende talmente tristi per le quali risulta quasi difficile scrivere un articolo da pubblicare su un blog, come questo, chiaramente e dichiaratamente fazioso. Vicende nelle quali sono coinvolte persone che, purtroppo, non ci sono più o, se ci sono ancora, a lungo hanno sofferto.
Stiamo parlando del doping e delle malattie che dall’utilizzo di droghe e sostanze varie atte a migliorare le proprie prestazioni sportive possono derivare. Di doping si parla spesso a proposito di sport quale il ciclismo mentre il nostro amato calcio sembra esserne immune. Ovviamente non è così.
mazzolaincomodoDi doping si parla a sproposito nel caso della Juve, che pure non ha subito alcuna condanna in tal senso (la vicenda sulla prescrizione meriterebbe un post a parte, consiglio questa lettura per un approfondimento) ed anzi è stata assolta dal Tasdi Losanna in modo definitivo; ma di un doping ben più grave, che ha causato e probabilmente causerà ulteriori vittime non se ne parla.
C’era una volta una squadra, l’Inter di Angelo Moratti, guidata dal Mago Herrera in panchina, che vinceva in Italia e in Europa. Una squadra nella quale grandi campioni erano coadiuvati da onesti mestieranti che contribuivano alla causa.
Dietro a quei successi, secondo l’accusa ben precisa di un ex giocatore di quella squadra, Ferruccio Mazzola, ci sarebbe però l’utilizzo di sostanze proibite e sconosciute, addiritturaanfetamine. Mazzola, fratello del più noto Sandro (figli, entrambi, nel mitico Valentino, capitano del Grande Torino), è morto recentemente, ultima vittima di una serie di morti che hanno coinvolto giocatori di quella squadra. Questo l’agghiacciante elenco, che non tiene conto di altri ex giocatori, che sarebbero attualmente malati o che comunque hanno superato gravi malattie:
Armando Picchi, morto a 36 anni per tumore alla colonna vertebrale;
Marcello Giusti, morto per cancro al cervello nel 1999;
Carlo Tagnin, morto nel 2000 per osteosarcoma;
Mauro Bicicli, deceduto per un tumore al fegato nel 2001;
Ferdinando Miniussi, morto nel 2002 a causa di una cirrosi epatica;
Enea Masiero, morto di tumore nel 2009;
Giacinto Facchetti, morto per tumore al pancreas nel 2006;
Giuseppe Longoni, morto nel 2006 per vasculopatia cronica;
Ferruccio Mazzola, morto di cancro nel 2013.
La prima considerazione che occorre fare è che se si prende un gruppo di persone che han superato i 60 anni, è facile trovarne parecchi colpiti da mali terribili come quelli elencati. La circostanza triste e da considerare è che questi giocatori erano tutti appartenenti di un’unica squadra nello stesso periodo storico. In Italia, e forse nel mondo, non esiste altra circostanza simile.
herrera-morattiMazzola ha raccontato tutto in un libro, “Il Terzo Incomodo“, in cui racconta di come i giocatori di quella squadra venissero invitati a prendere pillole sconosciute prima delle partite. Molti di loro, con il passare dei mesi, presero l’abitudine di sputare le pillole di nascosto ma il Mago Herrera se ne accorse ed iniziò a scioglierle in quelli che diventarono poi i famosi caffè di Herrera.
Erano, stando al racconto di Ferruccio Mazzola,proprio le riserve a sperimentare nuove combinazioni o prodotti, in modo da poter poi dare ai titolari le sostanze che garantivano risultati migliori. Non è un caso, infatti, che la maggior parte dei giocatori dell’elenco di cui sopra erano proprio delle riserve…
Il libro, quando uscì, destò scandalo. Uno scandalo tale per cui Facchetti, ancora in vita, decise di denunciare l’ex compagno autore del libro. Il processo però non fu favorevole all’Inter che dovette anche pagarne le spese processuali.
Una testimonianza incredibile, che però precisa come non era solo l’Inter a ricorrere a certe usanze. Mazzola dichiarò di aver visto cose simili anche nella Fiorentina e nella Lazio. Nella Fiorentina di quegli anni morirono, in seguito, Bruno BeatriceUgo FerranteNello Saltutti e Mattiolini e si ammalarono, fortunatamente in modo non mortale, anche Caso e De Sisti.
Mazzola stupisce il lettore ricordando come in una delle tragedie più grandi che hanno colpito il calcio italiano, ossia la morte di Giuliano Taccola, 26 anni, giocatore della Roma, ci fosse una triste quanto curiosa coincidenza, ossia la presenza, come allenatore, di Helenio Herrera
Il libro è attualmente in vendita e noi ne consigliamo vivamente la lettura.
Non me la sento, onestamente, di aggiungere altro nè, soprattutto, di trarre delle conclusioni che possano, in qualche modo, strumentalizzare la tragedia di così tante persone. L’unica cosa che mi sento di dire è che chi si riempie la bocca con accuse di doping mai verificate e lo fa solo per poter gettare fango sulle vittorie di una squadra (o di un altro atleta, come nel caso di Nadal nel tennis) forse dovrebbe informarsi meglio e tacere, anche solo per rispetto nei confronti di ex giocatori che hanno fanno una brutta fine.
Situazioni che non si confanno troppo ad una società che, Thohir docet, si è distinta, nel corso della sua storia per integrità e lealtà.

martedì 28 gennaio 2014

Auguri Gigi

467 presenze, sei scudetti vinti, oltre a un campionato di B, cui tiene giustamente moltissimo, per non parlare delle quattro Supercoppe Italiane o del titolo di Campione del Mondo. 

Un palmares mostruoso che però, per quanto ricco, non può riuscire a spiegarne la grandezza. Una grandezza che va ben oltre i successi, le statistiche e le epoche e che ci rende fieri di avere come capitano Gigi Buffon. E oggi che compie 36 anni, siamo felici di festeggiarli con lui.
Auguri campione!

La settimana del prescritto: quando l’Inter fu retrocessa ma non andò in B.

C’è una squadra, tra quelle che militano nel campionato di serie A, a non aver mai disputato neanche una stagione in Serie B. Quella squadra é l’Inter ed i suoi tifosi si vantano, giustamente, di non essere mai stati in B.
La conosciamo, l’Inter, soprattutto attraverso le parole dei suoi tifosi, i quali sanno di fare il tifo per una squadra magarinon delle più vincenti, ma sicuramente la più onesta e, come abbiamo detto, che mai ha conosciuto l’onta della retrocessione nella serie cadetta.
Ma qui c’è già un errore piccolo ma non trascurabile: l’Inter in B non ha mai giocato, ma ciò non significa che non sia mai tecnicamente retrocessa.
Torniamo indietro nel tempo. No, non fino al 1910, quando cioè l’Inter vinse, con l’inganno, il suo primo scudetto. No, basta tornare al 1922.
Nel ’22 non si disputa un solo campionato ma due, come due erano le federazioni: la Cci e la FIGC. L’Inter gioca nel CCI e, purtroppo, arrivò ultima. Il regolamento prevedeva la retrocessione diretta per le squadre le ultime due classificate di ogni campionato. Pertanto, per il girone CCI, sarebbero dovute retrocedere il Brescia e l’Internazionale.
Ma la situazione della compresenza delle due federazioni non era sostenibile, era necessario fare qualcosa affinché il campionato italiano di calcio fosse uno solo.
Si dibatte a lungo sulla questione, ma è Emilio Colombo, commendatore milanese direttore, guarda un po’ i corsi ed i ricorsi della storia, della Gazzetta dello Sport a risolvere la questione, proponendosi come arbitro della vicenda. Così, tre mesi dopo la fine del campionato, si decise di riassorbire la CCI all’interno della FIGC, tornando al campionato unico.
Per una logica incomprensibile allora come oggi, si decise di assegnare gli ultimi sei posti del successivo campionato attraverso degli spareggi tra squadre delle due federazioni.
La CCI decise di far disputare unturno preliminare tra le sole squadre del nord Italia,retrocedendo automaticamentequelle del centro e del sud, compreso il Venezia, che pure si era salvata giungendo terzultima nel campionato.
In questo modo, allo spareggio preliminare giunse l’Inter, chesconfisse a tavolino la Sport Italia Milano, squadra praticamente fallita che non riuscì a schierare una squadra da contrapporre ai milanesi.
Il turno successivo venne disputato dall’Inter contro un’altra squadra in disarmo per problemi economici, la Libertas Firenze. Pertanto l’Inter, grazie al maggior quotidiano sportivo, venne salvato dalla serie B. (A onor del vero il campionato di Serie B come lo intendiamo oggi non sarebbe esistito fino al 1930, ma vi erano comunque le serie minori, a livello regionale).
Nella settimana che precede Juve-Inter è doveroso raccontare questi episodi di storia, giusto per ricordare che la squadra che si ritiene unica depositaria dell’onestà, qualche piccolo scheletro nell’armadio ce l’ha.
Dovremmo dunque correggere il “mai stati in B” con il più corretto “mai stati mandati in B“.

La settimana del prescritto: il primo scudetto dell’Inter vinto con il trucchetto.

Dice un vecchio adagio che c’è sempre uno più puro di chi ti epura e a Milano dovrebbero saperlo.  Capita in politica ma non solo: in ogni comportamento umano sarebbe bene sempre tenere a mente il fatto che fare della propria purezza, o onestà, la propria ragione di vita e vantarsene in modo da esaltare oltremodo le proprie, magari rare, vittorie così come per giustificare le proprie sconfitte, può essere un’arma a doppio taglio.
Se, infatti, giustifichi quasi 30 anni di umiliazioni e sconfitte con la motivazione di essere unica onesta in un mondo di ladri, omettendo che per provarci, a vincere, hai dilapidato qualcosa come 1,2 miliardi di euro (di euro, eh, non di lire!), allora poi onesto lo devi essere sul serio, senza avere scheletri nell’armadio.
E così, visto che questa è la settimana che precede la partita Juve-Inter, ho deciso di scrivere un articolo al giorno in cui racconto alcuni episodi curiosi relativi alla storia dell’Internazionale FC, una società che si vanta di non essere mai stata in B, di avere in bacheca l’unico “scudetto degli onesti” della storia, di essere, indiscutibilmente, l’unica società onesta della Serie A italiana e che non dovrebbe pertanto avere scheletri nell’armadio. In quella che definisco “la settimana del prescritto“, racconto alcuni episodi che non tutti conoscono, tifosi nerazzurri compresi.
Il primo episodio poco chiaro nella storia centenaria dell’Inter è relativo, guarda un po’, proprio alla conquista delprimo scudetto, nell’anno 1910.
In quei remoti tempi, c’era una squadra, la Pro Vercelli, che faceva incetta di vittorie. Una cosa impensabile, oggi, ma quello era un calcio diverso, dove a trionfare era spesso la presenza di un vivaio organizzato e di una rete di osservatori capaci che era in grado di scovare potenziali campioni negli sperduti campi di periferia. In quel1910 la Pro Vercelli arrivava da due titoli consecutivi vinti ed anche in quella stagione sembrava non avere rivali.
Ma proprio nello scontro diretto contro l’Inter la marcia trionfale dei piemontesi si inceppa e i nerazzurri vincono per 2-1 a Vercelli, dando il via alla rimonta milanese che porterà le due squadre all’ultima giornata di campionato con gli stessi punti. Il regolamento prevedeva lo spareggio e spareggio fu.
Subentrò però subito un problema: delle tre date comunicate dalla Federazione come ideali per lo svolgimento dello spareggio, due erano fortemente svantaggiose per i piemontesi. Le date erano il 17 aprile, il 24 dello stesso mese o il primo di maggio. Il 17 aprile, come ricorda con dovizia di particolari il sito La Banda degli Onesti,  alcuni giocatori della Pro dovevano disputare untorneo universitario mentre il 24 altri tre giocatori dovevano giocare nella rappresentativa del 53° Reggimento Fanteria una partita valevole per la Coppa del Re. A quei tempi, non era possibile, per i giocatori convocati, non rispondere alle convocazioni neanche per un motivo piuttosto valido come quello della finale per l’assegnazione dello scudetto.
Restava il primo maggio disponibile e quella gara fu scelta dalla Pro Vercelli. L’Internazionale non era dello stesso parere, stranamente per una società che fa dell’onestà la sua bandiera fin dalla notte dei tempi e fece pressione affinché la gara si disputasse il 24 aprile. La Federcalcio, rendendosi protagonista del primo episodio di quell’imparzialità all’italiana che poi si sarebbe manifestata in molte altre occasioni nei decenni successivi, sceglie proprio il 24 aprile.
La Pro Vercelli, scandalizzata, decide così di manifestare il proprio disappunto schierando una squadra di ragazzini la cui età era compresa tra gli 11 ed i 15 anni. Non solo, il capitano dei vercellesi, quel Sandro Rampini che della squadra piemontese diventerà grande goleador, consegna, all’ingresso in campo, una lavagnetta al capitano dell’Inter, Fossati, in modo che questo potesse tener conto dei gol che realizzeranno contro i poveri ragazzini.
Uno smacco. L’Inter infatti vinse per 10 a 3 e ottenne il primo scudetto della sua storia. Uno scudetto vinto in modo non proprio onorevole. Qualcuno, maliziosamente, direbbe che chi ben comincia è a metà dell’opera o, rischiando di abusare dei modi di dire, che se il buongiorno si vede dal mattino…

venerdì 24 gennaio 2014

Ricordando l'Avvocato



L'Avvocato amava il bel calcio. Apprezzava la classe cristallina dei fuoriclasse e ammirava la feroce tenacia dei mediani. Quando la Juve giocava bene per lui era una gioia e alcune delle sue più belle immagini lo ritraggono allo stadio, sorridente e divertito dopo un gol. Gianni Agnelli però, più di ogni altra cosa, amava vincere, perché, prima di tutto, era un tifoso. E per ogni tifoso, più dello spettacolo contano i successi. La sua Juve gliene ha regalati molti. Quando era presidente, dal 1947 al 1953, e anche quando, dopo averne lasciato la guida, rimase vicino alla squadra e alla società con la stessa passione.
L'Avvocato se n'è andato undici anni fa, il 24 gennaio 2003 e oggi, ricordandolo, non possiamo non pensare che sarebbe felice di sedere ancora in tribuna. Perché, in fondo, alla Juve chiedeva solo di giocare bene e vincere. E farlo è l'unico mondo che conosciamo per onorare la sua memoria.



giovedì 23 gennaio 2014

La conferenza stampa di Beppe Marotta 22/01/2014




"Buona sera a tutti. Vi ringrazio per aver aderito al nostro invito in un orario un po' insolito, ma era opportuno farlo. Per me è anche motivo, non dico di sofferenza, ma avrei voluto non essere qua, ma sono stato costretto dalle vicende di questi ultimi giorni, mi riferisco alla vicenda nota del presunto, possibile passaggio di Vucinic e di Guarin, ma più specificamente al comunicato stampa emesso dall'Inter nella giornata di ieri, precisamente alle 18:48, quando noi eravamo in procinto di giocare all'Olimpico, quindi non abbiamo potuto che rispondere con un comunicato molto stringato, perchè comunque esternava quello che era il nostro stato d'animo. Abbiamo definito sconcertante il comunicato stampa perchè in realtà conteneva dele situazioni non veritiere, delle situazioni false, pertanto la mia puntualizzazione si è resa necessaria, in rappresentanza e a tutela dell'immagine della Juventus e anche di alcuni attori questa vicenda, direi triste vicenda fino ad oggi: attorni che sono i due calciatori interessati, i due professionisti seri, quali sono Guarin e Vucinic, che sono stati tirati in ballo in modo non corretto. Per cui il motivo della mia precisazione è questo. Mi riferisco al comunicato perchè si accenna di aver deciso da parte dell'Internazione di non procedere nella trattativa con la Juventus per il trasferimento dei calciatori Fredy Guarin e Mirko Vucinic. In realtà questa trattativa era già stata definita tra le parti, era stata definita con un accordo verbale, ma si sa che nel mondo del calcio e nella vita in generale, ci sono delle regole non scritte, ma che assolutamente devono essere rispettate. Accordi che sono stati raggiunti tra la dirigenza della Juventus, da me rappresentata, e la dirigenza dell'Inter, rappresentata dal direttore generale Fassone. Devo dire anche, a supporto di questa tesi, che il presidente Andrea Agnelli, ha più volte tentato di mettersi in contatto con il collega e presidente Thohir nella giornata di ieri; alle 10:48 ha ricevuto un sms da parte sua, che dava l'assenso definitivo all'operazione. In realtà, come sapete, la cosa è assolutamente saltata, non abbiamo capito il perchè. Addirittura in una dichiarazione Fassone, direttore generale, si rifà a delle motivazioni di carattere ambientale, che trovo molto strano in gergo calcistico, soprattutto nella movimentazione, nel trasferimento dei calciatori. Ma come ho detto prima, il motivo principale, è la mancanza di correttezza nei confronti dei protagonisti, dei due calciatori: di cui uno che conosciamo benissimo, che è nostro calciatore, Vucinic, un grande protagonista, un professionista serio, che ha contribuito con le sue prestazioni a farci conquistare due Scudetti consecutivamente. E la cosa ancora più clamorosa, che dà un inquadramento a quella che è la situazione negativa di questo passaggio, è il fatto che nella storia del calcio, nel momento in cui un calciatore abbandona il suo armadietto, i suoi arredi personali, evidentemente, si dice, si diceva, si è concluso un passaggio, un trasferimento. Cosa che è stata fatta da Vucinic. E' la prima volta, per me, che sono abituato da più di 30 anni a trattare calciatori, e che comunque al di là dell'importanza e della valenza di un trasferimento, le dinamiche sono sempre le stesse, che mi trovo ad assistere ad una situazione incresciosa. Una situazione che come potete ben capire ha portato nel disagio più assoluto sia Vucinic che Guarin, il quale su autorizzazione della stessa Inter aveva avuto contatti con noi ed eravamo arrivati alla definizione economica e alla durata del suo contratto. Quindi la mia presenza è assolutamente necessaria, a tutela della Juventus e anche per rispondere direi verso questi ragazzi, questi professionisti, che sono stati, direi, maltrattati. Devo anche aggiungere... nella giornata di oggi sono anche apparse su alcuni giornali alcune indiscrezioni relative alle visite mediche di Vucinic: devo anche dire ad onor di cronaca e di verità, che Vucinic nelle due passate stagioni ha fatto 35 presenze ufficiali nella stagione 2011/12 e ben 43 nella stagione 2013/14, a dimostrazione della sua totale idoneità e della sua totale integrità fisica. Questo era quello che ci tenevo a dirvi in modo molto diretto. Vi ringrazio della vostra presenza e a questo punto sono a disposizione anche per eventuali domande".

Dopo questa travagliata trattativa, Vucinic può andare all'Inter?
"Allo stato attuale penso di no. Devo dire che il presidente Andrea Agnelli ha tentato più volte di contattare Thohir, perchè voleva un chiarimento in merito a questo, in quanto i manager della società Inter hanno manifestato anche il fatto esplicito che Thohir avesse dato l'assenso. Assenso che è stato dato dallo stesso Thohir ad Andrea Agnelli attraverso un sms. E chiaramente ciò non è sufficiente, perchè credo che tra presidenti esista anche un rapporto di correttezza tale da giustificare poi comunque una motivazione più ampia di un semplice sms. Sono riusciti a parlarsi nella giornata di oggi. Io con Andrea Agnelli sono stato fino a qualche minuto fa, siamo stati in ufficio assieme, si sono parlati e come ho detto prima non esistono ancora degli elementi concreti in merito ad un eventuale trasferimento di Vucinic all'Inter".
Vucinic potrebbe restare al 100% nella Juventus? O è sul mercato? Qual è il suo stato d'animo?
"Ieri noi eravamo tutti impegnati nella trasferta di Roma, quindi non abbiamo potuto parlargli. Lo abbiamo fatto telefonicamente. Stamattina ho voluto incontrarlo in sede con Fabio Paratici e abbbiamo parlato della questione. Chiaramente abbiamo espresso da parte nostra grande rammarico, abbiamo motivato e dato tutte le spiegazioni al fatto che questo trasferimento non si è potuto concludere. Chiaramente il suo stato d'animo è veramente precario, perchè non dimentichiamoci che sono anche dei ragazzi, non abituati a queste dinamiche della vita. Di conseguenza è molto dispiaciuto, lo abbiamo rincuorato, dicendogli che comunque la Juventus non lo abbandonerà mai, perchè come ho detto prima, la Juventus è grata per quello che ha fatto. Il fatto che si sia aperto questo spiraglio di trasferimento, lo si è aperto solo ed esclusivamente perchè è stata la stessa Inter, verso fine dicembre, a chiedere l'autorizzazione di potergli parlare. Come io ho sempre detto che i nostri giocatori fanno parte di un gruppo che vogliamo rimanga assolutamente definito e solo nel caso uno di questi giocatori chiedesse di andare via, noi cercheremmo di accontentarlo. In questa specifica situazione, noi abbiamo incontrato l'Inter per vedere quali erano le possibilità attorno a questo trasferimento, non esistavano contropartite economiche. Ci siamo allora inventati, per facilitare questa cosa, un eventuale - tra virgolette - baratto, perchè di baratto bisogna parlare, e quindi in questo trasferimento abbiamo identificato un giocatore loro, che era Guarin. Questa iniziativa è partita solo ed esclusivamente da loro".

Le giustificazioni che ha dato l'Inter si limitano alla frase di Fassone? Due giorni di trattative si liquidano con una frase così? Poi se Moratti è stato coinvolto nella trattativa.
"Io non entro nel merito di quelli che sono i rapporti interni dell'Inter perchè non mi competono e non è corretto, dico solo che al di là di quello che può essere teoricamente la governance che loro utilizzano, ci siamo trovati in grande difficoltà. la difficoltà, come vi ho detto prima, l'ha avuta anche il massimo dirigente della Juventus, che è Andrea Agnelli, perchè non siamo riusciti a capire che cosa fosse successo. Quindi, chiaramente, mi guardo bene dall'allestire un'ulteriore trattativa con loro, perchè non dico che si possa parlare di mancanza di affidabilità, ma sicuramente di mancanza di serietà sì".

Moratti?
"Da parte loro penso di sì, questo non lo so dire".
I tifosi dell'Inter si sono ribellati sostenendo che tu stessi dando un pacco a loro.
 Pensavi di fare un affarone? Di fare un'operazione moto vantaggiosa per voi e molto meno per l'Inter?
"No, assolutamente. Noi abbiamo sempre detto che questo mercato andava visto da noi per cogliere quelle che possono essere delle opportunità. Come ho detto prima, c'è stato questo desiderio da parte dell'Inter di contrattare Vucinic, da noi è stato l'assenso: nel momento in cui non si poteva monetizzare questo trasferimento, abbiamo ritenuto che tra le contropartite tecniche che ci potevano dare maggiori garanzie, ci fosse quella di Guarin, per motivi di carattere tattico, tecnico, agonistico, calcistico, quindi evidentemente abbiamo ragionato in questo modo. Non abbiamo messo la pistola sulla tempia di nessuno, quindi nessuno di noi ha mai pensato e immaginato che trasferire Vucinic significasse dargli un pacco; Vucinic, come ho detto prima, nella stagione 2011/12 ha fatto 35 partite e nel 2012/13 43 partite, realizzando la bellezza di 24 gol. Vucinic è ancora oggi un gran giocatore e se eventualmente sarà trasferito, è solo perchè in questo reparto offensivo, come abbiamo detto negli ultimi anni, c'è stato un incremento di qualità, tale da alzare il livello di concorrenza tra gli stessi. Quindi Vucinic si è trovato con una concorrenza proprio forte e con meno possibilità di giocare"

Le possibilità che Vucinic vada in Inghilterra rimangono tali? Sono stati riallacciati determinati contatti nella giornata odierna? La sua partenza prelude eventualmente all'arrivo di un altro attaccante?
"Vucinic oggi è un giocatore a tutti gli effetti della Juventus, quindi valuteremo giorno dopo giorno il da farsi, così come ho detto che si era aperto questo spiraglio di trasferimento, dico anche che non necessariamente dobbiamo considerarlo un ex calciatore. Fa parte di noi. Certamente in questo momento, capite che il morale è assolutamente sotto i tacchi, quindi oggi gli abbiamo concesso un permesso. Probabilmente lo faremo anche domani, ma perchè il contraccolpo negativo da questa situazione è stato grosso, calcolando anche che è stato sottoposto a visite mediche e quando si fanno delle visite mediche, oltre all'armadietto, credo che la conseguenza immediata sia quella della sottoscrizione del contratto. Cosa che nei suoi aspetti concreti, verbali, è stata fatta dal suo rappresentante con i dirigenti del'Inter".

Vi aspettate qualche passo ufficiale di riavvicinamento nei vostri confronti da parte dell'Inter? Lei prima lo ha accennato. Cosa deve succedere perchè voi un domani possiate serenamente tornare a sedervi al tavolo dela trattativa?
"Deve succedere che quantomeno il massimo responsabile dell'Inter, cioè il dottor Thohir, parli con Andrea Agnelli, perchè è giusto che parli con lui, dia delle spiegazioni a quello che è accaduto, perchè noi ci siamo rifatti a un comunicato che come ho detto è infondato e lesivo anche dell'immagine della società, o a immagini televisive nel corso delle quali un dirigente come Fassone ha definito problematiche di carattere ambientale. Io non è che possa capire bene cosa significa ambientale, però queste sono assolutamente le risposte che abbiamo avuto".

Auguri Moreno !


C’è un giocatore nella storia della Vecchia Signora che è passato dal reparto imballaggio di un mobilificio in Brianza a sollevare ogni possibile trofeo che si possa vincere con una squadra di club: Champions League, coppa UEFA, 2 Coppe  Italia, 3 scudetti, Coppa Intercontinentale, 2 Supercoppe Italiane ed una Europea.
Si tratta di Moreno Torricelliche oggi compie quarantaquattro anni. Falegname nato libero, “staccato”, come si diceva quando la marcatura era ancora a uomo, quindi terzino, campione d’Europa e poi allenatore: Moreno è stato uno dei simboli di quella Juventus degli anni '90 che ha toccato il cielo con un dito. 
L’avventura di una vita inizia per caso: Trapattoni lo nota in amichevole e se lo porta via dalla provincia (i dilettanti della Caratese, all’ombra del Resegone, in provincia di Como) per coprire alcuni titolari mancanti per tre amichevoli estive. 
Era il lontano giugno 1992, la stessa estate in cui Vialli arriva alla Vecchia Signora.
«Ero uno dei quelli che appena finito il turno preparava la borsa e volava al campo sportivo per l’allenamento. Fino a tardi, almeno tre volte a settimana», disse una volta Moreno in un’intervista.
Il resto è storia. 
Moreno diventa uno dei più forti difensori italiani: partito come riserva di De Marchi e Dino Baggio, si guadagna una maglia da titolare in fretta. Il lavoro in allenamento è duro, ma alla fine premia: con umiltà, l’ex falegname di Erba arriva sul tetto d’Europa, prima contro il Borussia Dortmund in Coppa Uefa, poi nella mitica finale di Coppa Campioni dell’Olimpico, 1996, in cui viene eletto migliore in campo. 
Ex compagno di allenamenti di Conte, gioca dovunque lo piazzi il mister, anche se preferisce di gran lunga la ‘sua’ fascia destra. Agli avversari non lascia centimetri: con grinta e generosità, diventa subito l’idolo dei tifosi bianconeri. Prima Trapattoni (“Il nostro era un rapporto speciale, ci parlavamo in dialetto”), poi Lippi: la musica non cambia, fino alla chiamata in nazionale. 
Un’avventura che sa di favola e che ancora esalta tutti i tifosi bianconeri che oggi si uniscono alla Juventus nell’augurare a Moreno buon compleanno.
Auguri campione!

"Inter, non sei seria"


domenica 19 gennaio 2014

lunedì 6 gennaio 2014

La classifica al 6 gennaio 2014


Troppo forti !


La Befana bianconera

La vecchietta vien di sera 
E vestita bianconera
Porta doni quasi a tutti
Questa notte non a TOTTI
Per DE SANCTIS un bel muro
Che vien distrutto da ARTURO
Per CASTAN e DE ROSSI due bei cartellini rossi
Per GARCIA un bel cappotto
Con la JUVE a + 8
Noi festeggiam a vino e tarallucci
Tanti auguri da VIDAL, VUCINIC e BONUCCI